L'aratro è lo strumento classico, usato fin dai tempi più remoti per
rompere e
smuovere la superficie del terreno per la coltivazione.
Si ritiene che sia originario
dell'Egitto.
Tutti gli aratri, anche i più
semplici e rudimentali, sono sempre costituiti da tre
parti caratteristiche, ognuna delle
quali adempie ad un determinato ufficio: il timone o bure,
che serve per applicarvi la forza trainante, la stiva o stegola,
che viene afferrata dall'uomo per la guida dell'aratro, ed il corpo
lavorante, che serve
per scalfire, rompere, smuovere e talora rivoltare il terreno.
È
possibile far derivare tutti gli aratri esistenti da due tipi
fondamentali:
- aratri a bure diritta o a bastone, i quali si possono collegare a quel primitivo strumento a mano che è il bastone da scavo;
- aratri a bure curva o ad uncino, che hanno il loro antenato in uno strumento a mano a percussione, la zappa.
Dall'aratro
a bastone si passa a forme molto diffuse delle quali è capostipite
l'aratro a chiodo, ancora usato nell'Italia meridionale, in Sicilia,
in Boemia, nel Montenegro e nell'Ucraina.
In
questi aratri la parte inferiore del bastone è molto incurvata in
avanti e presenta una superficie di contatto col terreno abbastanza
lunga, superficie che negli aratri moderni industriali viene formata
da un pezzo speciale chiamato suola.
L’aratro
moderno è trainato da un motore,
direttamente o con funi interposte. I
veicoli che muovono l’aratro direttamente sono le trattrici.
La trazione funicolare si effettua con verricelli o argani,
generalmente disposti sulle trattrici, oppure con la forza animale.
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