mercoledì 24 aprile 2013

L' evoluzione dell' aratro


L'aratro è lo strumento classico, usato fin dai tempi più remoti per rompere e smuovere la superficie del terreno per la coltivazione. Si ritiene che sia originario dell'Egitto. Tutti gli aratri, anche i più semplici e rudimentali, sono sempre costituiti da tre parti caratteristiche, ognuna delle quali adempie ad un determinato ufficio: il timone bure, che serve per applicarvi la forza trainante, la stiva stegola, che viene afferrata dall'uomo per la guida dell'aratro, ed il  corpo lavorante, che serve per scalfire, rompere, smuovere e talora rivoltare il terreno.
È possibile far derivare tutti gli aratri esistenti da due tipi fondamentali: 
  • aratri a bure diritta o a bastone, i quali si possono collegare a quel primitivo strumento a mano che è il bastone da scavo;
  • aratri a bure curva o ad uncino, che hanno il loro antenato in uno strumento a mano a percussione, la zappa.

Dall'aratro a bastone si passa a forme molto diffuse delle quali è capostipite l'aratro a chiodo, ancora usato nell'Italia meridionale, in Sicilia, in Boemia, nel Montenegro e nell'Ucraina. In questi aratri la parte inferiore del bastone è molto incurvata in avanti e presenta una superficie di contatto col terreno abbastanza lunga, superficie che negli aratri moderni industriali viene formata da un pezzo speciale chiamato suola.

L’aratro moderno è trainato da un motore, direttamente o con funi interposte. I veicoli che muovono l’aratro direttamente sono le trattrici. La trazione funicolare si effettua con verricelli o argani, generalmente disposti sulle trattrici, oppure con la forza animale.































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