Il
falegname più illustre della storia è sicuramente San Giuseppe
che divenne in seguito il santo protettore della categoria.
In
passato, chiunque esercitasse questa professione doveva essere in
grado di saper fare un pò di tutto: senza l’ausilio di
macchine, lavorando solo con pochi attrezzi rudimentali, quali
trapani manuali, seghe, pialle, martelli, chiodi, raspe, e altri
arnesi, riusciva a costruire armadi, letti, comodini, bauli, madie e
ogni altro oggetto di legno gli venisse richiesto, tanto che alcuni,
all’occorrenza, costruivano anche le bare.
I
lavori di questi artigiani potevano essere modesti o di semplice
fattura, perché richiesti da persone con limitate possibilità
economiche, ma molti potevano produrne di ben più eleganti e
pieghevoli, con intarsi e intagli, che rendevano il mobile un vero
oggetto d’arte, destinato, naturalmente, a clienti più facoltosi.
I falegnami che arrivavano ad esprimere al
meglio la propria abilità costruttiva, adoperando legni pregiati,
venivano detti anche ebanisti. Tra questi c’erano dei
veri artisti.
Pensiamo
al maestro che realizzò le tarsie dello studiolo di Federico da
Montefeltro, nel Palazzo Ducale di Urbino e ad altri, per lo più
anonimi, i cui capolavori sono sparsi in tutto il mondo. Oggi, con
l’avvento della tecnologia, il mestiere del falegname è molto
cambiato. L’uso di macchinari sofisticati e l’ingresso del
computer nelle fabbriche, hanno reso meno duro il lavoro e dato
rapidità ai tempi di esecuzione dei manufatti. Tuttavia il lavoro in
fabbrica, pur essendo facilitato dall’uso delle macchine, è più
che mai alienante.
Nel
lavoro a catena ognuno ha una mansione specifica: c’è chi taglia,
chi leviga, chi vernicia, chi assembla, ma nessuno generalmente sa
costruire un mobile intero. Comunque, nonostante la maggior parte dei
mobili sia fabbricata in serie, ancora c’è chi produce
artigianalmente mobili di alta qualità: curati nei minimi
particolari e costruiti solo con legni pregiati, quali il noce, il
castagno, il ciliegio, ecc. Il falegname, in
questo modo, dall’inizio alla fine è artefice del proprio lavoro.
Egli inizia col scegliere le tavole, la taglia secondo le esigenze,
le pialla e le leviga.
Successivamente
lavora e assembla le tavole secondo un disegno precostituito,
fissandole con colla ed eventuali chiodi. Si passa poi alla
stuccatura, per eliminare i difetti delle connessioni. Una volta
levigato con l’uso di carta vetrata, il mobile viene verniciato e
lucidato. Un discorso a parte merita il restauratore di mobili,
perché in questo caso dovrà avere ulteriori capacità, dimostrando
di essere un bravo tornitore, per ricostruire parti rotondeggianti o
affusolate, o un bravo intagliatore, per ricostruirne dove ne mancano
o secondo le esigenze. E’ evidente quindi,
che il falegname deve essere un artigiano versatile, capace di arte,
praticità e fantasia.