sabato 15 giugno 2013

The end..

"Questo blog, legato al corso Storia della Tecnologia 2013 tenuto presso il Politecnico di Torino, ha come obiettivo quello di analizzare da un punto di vista economico e strategico gli effetti e l' influenza che l' innovazione tecnologica ha avuto e ha sull' occupazione. " 
Con queste parole avevo introdotto quello che sarebbe stato il percorso del blog, ma in realtà il suo  scopo ha subito trasformazioni durante lo svolgimento del lavoro.


Tutto ha avuto inizio con due domande ben precise:
"COSA SI INTENDE PER INNOVAZIONE TECNOLOGICA?"
"IL PROGRESSO TECNOLOGICO DETERMINA UN MIGLIORAMENTO DELLA VITA DELL' UOMO?"


MA leggendo il libro di Giovanni CENA "Gli ammonitori" ho deciso di analizzare e prendere in considerazione alcuni degli antichi mestieri che sono in via d'estinzione o sono totalmente scomparsi.

Sarta
Tipogrago "Gli ammonitori"





mercoledì 12 giugno 2013

Il tipografo

Il libro di Giovanni CENA, Gli ammonitori, è l' autobiografia di un tipografo.

Il tipografo è un mestiere d'arte, un po' analisi filosofica, un po' ricerca estetica e in buona parte ingegneria elettronica.
Il tipografo di una volta, tutto piombo e inchiostro, non esiste più, spazzato via dall'arrivo di tecnologie che permettono a chiunque di improvvisarsi disegnatore di caratteri, stampatore di libri, gestore di siti internet.






























tipografia moderna
                                             

martedì 4 giugno 2013

la sarta e il sarto


Le sarte e i sarti degli anni passati sono spariti e i pochi rimasti riparano i capi che i clienti comprano dai grandi negozi e confezionano solo per pochi, capi su misura.
Quando non si parlava di moda, ma di abiti utili, il rigatino o il panno erano sufficienti per tutte le circostanze.
In genere le sarte e i sarti, come avviene ancor oggi, lavoravano a casa propria; i clienti portavano la stoffa che avevano scelto nel negozio di tessuti, nel giusto metraggio e sceglievano il modello.
Nel dopoguerra furono di grande aiuto le macchine da cucire a pedali che utilizzavano vari rocchetti di cotone.
La sarta ed il sarto erano solitamente affiancati da collaboratori più giovani, ai quali venivano affidati lavori di cucito più modesti e nello stesso tempo osservavano ed imparavano le tecniche del mestiere. In seguito la Singer prima e la Necchi dopo, istituirono dei corsi pubblici di taglio e cucito, molto frequentati, che offrirono a molti la possibilità di imparare il mestiere.

sabato 1 giugno 2013

L' antico mestiere del barbiere

In passato il barbiere era considerato l'artigiano della barba o meglio l'arrotino dei baffi.

alcuni degli strumenti di lavoro: 


Rasoi che venivano passati frequentemente su una striscia di cuoio per mantenere l'affilatura.


















Sedia in legno del primi anni del Novecento
























Il Barbiere

mercoledì 29 maggio 2013

Il ciabattino

Il mestiere del ciabattino nella società moderna non è quasi più considerato un lavoro attuale.
Al giorno d'oggi le scarpe, quando si rompono vengono buttate via e non più portate dal ciabattino ad aggiustarle. Questo è il frutto dell'innovazione tecnologica: le macchine rendono il lavoro più veloce permettendo la vendita dei prodotti a un basso costo, mentre il calzolaio impiegando più tempo deve cercare di guadagnare per ripagarsi del tempo utilizzato per la costruzione della scarpa.





















Il lavoro nei fumetti...

The Country Gentleman


Auto Worker


Grateful Dead - Workingman's Dead (1970)
    
Superboy - plow




mercoledì 22 maggio 2013

Il falegname


Il falegname più illustre della storia è sicuramente San Giuseppe che divenne in seguito il santo protettore della categoria.

In passato, chiunque esercitasse questa professione doveva essere in grado di saper fare un pò di tutto: senza l’ausilio di macchine, lavorando solo con pochi attrezzi rudimentali, quali trapani manuali, seghe, pialle, martelli, chiodi, raspe, e altri arnesi, riusciva a costruire armadi, letti, comodini, bauli, madie e ogni altro oggetto di legno gli venisse richiesto, tanto che alcuni, all’occorrenza, costruivano anche le bare.

I lavori di questi artigiani potevano essere modesti o di semplice fattura, perché richiesti da persone con limitate possibilità economiche, ma molti potevano produrne di ben più eleganti e pieghevoli, con intarsi e intagli, che rendevano il mobile un vero oggetto d’arte, destinato, naturalmente, a clienti più facoltosi. I falegnami che arrivavano ad esprimere al meglio la propria abilità costruttiva, adoperando legni pregiati, venivano detti anche ebanisti. Tra questi c’erano dei veri artisti.

Pensiamo al maestro che realizzò le tarsie dello studiolo di Federico da Montefeltro, nel Palazzo Ducale di Urbino e ad altri, per lo più anonimi, i cui capolavori sono sparsi in tutto il mondo. Oggi, con l’avvento della tecnologia, il mestiere del falegname è molto cambiato. L’uso di macchinari sofisticati e l’ingresso del computer nelle fabbriche, hanno reso meno duro il lavoro e dato rapidità ai tempi di esecuzione dei manufatti. Tuttavia il lavoro in fabbrica, pur essendo facilitato dall’uso delle macchine, è più che mai alienante.

Nel lavoro a catena ognuno ha una mansione specifica: c’è chi taglia, chi leviga, chi vernicia, chi assembla, ma nessuno generalmente sa costruire un mobile intero. Comunque, nonostante la maggior parte dei mobili sia fabbricata in serie, ancora c’è chi produce artigianalmente mobili di alta qualità: curati nei minimi particolari e costruiti solo con legni pregiati, quali il noce, il castagno, il ciliegio, ecc. Il falegname, in questo modo, dall’inizio alla fine è artefice del proprio lavoro. Egli inizia col scegliere le tavole, la taglia secondo le esigenze, le pialla e le leviga.

Successivamente lavora e assembla le tavole secondo un disegno precostituito, fissandole con colla ed eventuali chiodi. Si passa poi alla stuccatura, per eliminare i difetti delle connessioni. Una volta levigato con l’uso di carta vetrata, il mobile viene verniciato e lucidato. Un discorso a parte merita il restauratore di mobili, perché in questo caso dovrà avere ulteriori capacità, dimostrando di essere un bravo tornitore, per ricostruire parti rotondeggianti o affusolate, o un bravo intagliatore, per ricostruirne dove ne mancano o secondo le esigenze. E’ evidente quindi, che il falegname deve essere un artigiano versatile, capace di arte, praticità e fantasia.










venerdì 17 maggio 2013

L'arrotino: mestiere in via d' estinzione...




In passato l'arrotino svolgeva il proprio mestiere spostandosi con una sorta di biciclo-carretto dotato di una grossa ruota di legno, rivestita da un cerchione di ferro; il carretto, una volta giunto sul luogo di lavoro, veniva letteralmente ribaltato su sé stesso e si trasformava nello strumento di lavoro.
Alla ruota veniva agganciato un pedale con vari snodi, veniva fissata la cinghia di trasmissione del movimento alla mola e su una parte sporgente del carretto, l'arrotino fissava poi un secchiello con dell'acqua che sgocciolava sulla mola mediante un piccolo rubinetto dosatore, con funzioni di lubrificante.
Per arrotare un utensile, l'arrotino imprimeva alla ruota un movimento ben ritmato e continuo e con abili gesti delle mani lo passava sulla mola fino a che la lama non diventava tagliente.

Il lavoro rappresentato nei francobolli...


venerdì 10 maggio 2013

Oggi vi parlerò del mestiere del copista...


Nell'antichità la scrittura dei testi era affidata esclusivamente a schiavi literati, a servizio di privati o del pubblico, riuniti in officine esercite da venditori di libri. Quando raggiungevano una certa capacità prendevano il nome di librarius (copista), diamanuensis o di servus ab epistolis (schiavo segretario); nella tarda latinità il copista prende il nome di antiquarius. Il copista decorava i manoscritti, ne incollava insieme le pagine, le rilegava e talora aveva anche l'ufficio di bibliotecario.

La condizione servile dei copisti cessò del tutto solo col diffondersi del cristianesimo; con le invasioni barbariche però questa professione finì per essere coltivata quasi solo nei monasteri. Lo studio della calligrafia (che comprendeva la scrittura e la miniatura) era prescritto dai concilî e dalle regole monastiche, a partire da quella benedettina, e fu incoraggiato con ogni mezzo dai più celebri fra i vescovi e fra i santi monaci di Occidente. Anche gli ordini femminili si dedicarono fruttuosamente alla trascrizione dei testi fino dai primi tempi del Medioevo. Il locale destinato nei conventi agli amanuensi eran detto scriptorium ed era attiguo alla biblioteca, o nella biblioteca stessa: vi era prescritto il silenzio, e non vi potevano entrare se non i superiori, il bibliotecario, e i copisti in determinate ore del giorno. Col sec. XIII accanto alle scuole monastiche si sviluppa l'industria degli scrittori di mestiere, chierici o laici, riuniti talvolta in corporazioni che gareggiano in attività coi monaci, i quali in quel secolo e nel successivo si dedicarono soprattutto alla trascrizione di opere teologiche e scolastiche per ritornare poi, nel Rinascimento, a copiare anche le opere letterarie.


mercoledì 24 aprile 2013

L' evoluzione dell' aratro


L'aratro è lo strumento classico, usato fin dai tempi più remoti per rompere e smuovere la superficie del terreno per la coltivazione. Si ritiene che sia originario dell'Egitto. Tutti gli aratri, anche i più semplici e rudimentali, sono sempre costituiti da tre parti caratteristiche, ognuna delle quali adempie ad un determinato ufficio: il timone bure, che serve per applicarvi la forza trainante, la stiva stegola, che viene afferrata dall'uomo per la guida dell'aratro, ed il  corpo lavorante, che serve per scalfire, rompere, smuovere e talora rivoltare il terreno.
È possibile far derivare tutti gli aratri esistenti da due tipi fondamentali: 
  • aratri a bure diritta o a bastone, i quali si possono collegare a quel primitivo strumento a mano che è il bastone da scavo;
  • aratri a bure curva o ad uncino, che hanno il loro antenato in uno strumento a mano a percussione, la zappa.

Dall'aratro a bastone si passa a forme molto diffuse delle quali è capostipite l'aratro a chiodo, ancora usato nell'Italia meridionale, in Sicilia, in Boemia, nel Montenegro e nell'Ucraina. In questi aratri la parte inferiore del bastone è molto incurvata in avanti e presenta una superficie di contatto col terreno abbastanza lunga, superficie che negli aratri moderni industriali viene formata da un pezzo speciale chiamato suola.

L’aratro moderno è trainato da un motore, direttamente o con funi interposte. I veicoli che muovono l’aratro direttamente sono le trattrici. La trazione funicolare si effettua con verricelli o argani, generalmente disposti sulle trattrici, oppure con la forza animale.































Dalla caccia all' agricoltura...



  • Due milioni di anni fa le popolazioni umane soddisfacevano le proprie esigenze alimentari con la caccia e la raccolta, sfruttando le piante che crescevano profusamente nelle foreste senza l' intervento dell' uomo e cacciando gli animali.
  • Avanzando pero sulla strada del progresso, la quantità di lavoro che i popoli dovevano svolgere per mantenersi in vita aumentava corrispondentemente. Era ormai necessario recintare e nutrire gli animali e coltivare i campi per raccogliere i prodotti della terra. mentre prima le piante commestibili crescevano profusamente senza l'intervento dell'uomo.
  • È ragionevole pensare che in alcune zone si sia venuta a determinare una densità elevata di abitanti, che rese difficile sostentare la popolazione locale con la vecchia economia di caccia e raccolta. Si deve essere creato insomma un problema di sovrappopolazione. Probabilmente ciò è andato di pari passo con un cambiamento nelle condizioni ambientali che ha interessato in quel periodo l'intero globo terrestre. Il clima è diventato decisamente più freddo, la flora e la fauna sono mutate. In molti luoghi le popolazioni umane devono essersi trovate in grandi difficoltà. Questo può spiegare perché l'agricoltura ha avuto inizio più o meno nella stessa epoca in punti diversi del mondo, probabilmente nelle zone le cui condizioni favorivano una densità di popolazione più elevata, perché disponevano di un ambiente più ricco, e soprattutto di piante e animali facili da coltivare o allevare. 

lunedì 15 aprile 2013

L' evoluzione dei telai: ecco alcune immagini.


Peso da telaio (Neolitico)













                                                                              Arcolaio (1224)




















 Spinny Jenny













                                            Telaio meccanizzato

Cronologia della tecnologia tessile

Oggi ho deciso di raccontarvi come l' uomo ha cambiato il modo di tessere nel corso dei secoli.

 
Tratto da qui